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La Cattedrale della Madonna della Bruna e di Sant’Eustachio

Chiesa madre dell’arcidiocesi di Matera-Irsina, la cattedrale fu costruita in stile romanico-pugliese nel XIII secolo sul punto più alto della Civita, sopra l’antico monastero benedettino di Sant’Eustachio. La base rocciosa su cui fu costruita venne innalzata di oltre sei metri, per poter essere visibile da qualsiasi punto della città. I lavori iniziarono nel 1230 su impulso di Andrea, primo Arcivescovo di Acerenza e Matera, e furono completati nel 1270.

Dedicata inizialmente a Santa Maria di Matera, in seguito a Santa Maria dell’Episcopio, dal 1389 fu intitolata a Santa Maria della Bruna, patrona della città. In quell’anno il papa Urbano VI (già arcivescovo di Matera) istituì la festa liturgica della Visitazione di Maria a Santa Elisabetta, ricadente il 2 luglio, giorno della Festa della Bruna. Dal 1627, la cattedrale fu intitolata anche a Sant’Eustachio.

L’esterno del duomo appare ancora piuttosto fedele al suo stile originario duecentesco. Dal frontone scendono dodici colonnine pensili (simboleggianti gli apostoli), sostenute da telamoni. Il rosone a sedici raggi, sormontato dall’Arcangelo Michele, simboleggia la Ruota della Fortuna, allegoria antichissima, riornata in auge nel periodo medievale. Esso è sostenuto in basso da un telamone, mentre ai lati altri due telamoni sono rappresentati nell’atto di a far girare la ruota. Le quattro colonnine poste ai lati sono il simbolo dei quattro evangelisti. L’ingresso, entro un arco a tutto sesto, è sormontato da una lunetta, che racchiude la statua della Madonna della Bruna. Ai lati dell’ingresso vi sono le statue dei Santi Pietro e Paolo, in pietra calcarea policroma, mentre alle estremità della facciata vi sono le sculture seicentesche in altorilievo dei Santi Eustachio e Teopista, sua moglie.

Il prospetto laterale destro, che si affaccia su Piazza Duomo, presenta due ingressi. A sinistra vi è la Porta di Abramo o Porta di Piazza, utilizzata tutti i giorni dell’anno (la principale lo è nelle occasioni solenni). Nella lunetta vi è un piccolo bassorilievo di Abramo, che rimanda al significato allegorico del seno di Abramo, ovvero il luogo ove dimorano i giusti in attesa del Regno dei Cieli. A destra vi è la Porta dei Leoni, per la presenza di due leoni stilofori che sorreggono le colonnine all’ingresso.

Sul lato posteriore sinistro si trova il campanile, coevo alla chiesa. Alto 52 metri, ha quattro piani, di cui tre con bifore ed il quarto con monofore, ed è sormontato da una piramide di epoca posteriore.

L’interno del tempio non presenta più il suo stile romanico originario, per le numerose modifiche apportate a partire dal Cinquecento. L’impianto è a croce latina con tre navate, divise tra loro da arcate a tutto sesto, sostenute da dieci colonne, sormontate da capitelli in pietra.  Le bifore della navata centrale furono trasformate in monofore. L’originale soffitto a capriata fu celato nel ‘700 da un controsoffitto ligneo, opera di Giuseppe Porta. Su questo nell’800 furono inserite tre tele dipinte da Giovanni Battista Santoro (La Gloria di San Giovanni da Matera, La Visita di Maria a Santa Elisabetta, La Conversione di Sant’Eustachio).

A partire dal 1627 si aggiunsero stucchi e decorazioni e nel 1776 i rivestimenti di cornici e stucchi furono ricoperti da un velo d’oro. 

Nella navata centrale, a sinistra, si trova la bellissima corona in ottone sotto la quale viene intronizzata la statua della Madonna della Bruna durante i giorni della sua festa.

Tra le poche decorazioni medievali ancora visibili vi sono i capitelli, che rappresentano per lo più motivi vegetali (foglie d’acanto, palmette, frutti pomacei, pigne), in continuità con le decorazioni scultoree dei portali d’ingresso. Nei capitelli, oltre al tema vegetale, vi è anche quello zoomorfo (aquile) e antropomorfo. In particolare, il semi-capitello policromo in controfacciata, a sinistra dell’ingresso, raffigura un saraceno con turbante e orecchini, un anziano nell’atto di stringere la sua lunga barba e un rappresentante del clero: un piccolo spaccato della comunità materana duecentesca che sostenne la realizzazione della chiesa. 

Nella navata sinistra, partendo dall’ingresso, la prima cappella è quella della Madonna della Bruna, la principale protettrice della città, rappresentata al centro in un pregevole affresco del XIII secolo, attribuito a Rinaldo da Taranto. Sopra l’affresco vi è la tela settecentesca della Visita di Maria a Sant’Elisabetta. Nelle nicchie sopra l’altare vi sono le statue marmoree di Re Davide e del Profeta Isaia che reggono cartigli con citazioni del Vecchio Testamento. 

Segue la Cappella di San Giovanni da Matera, con l’altare marmoreo del 1930, in cui vi sono le reliquie di questo monaco benedettino materano, vissuto tra l’XI e il XII secolo, fondatore della Congregazione degli Eremiti Pulsanesi o degli Scalzi.

Quindi, vi è la Cappella di Sant’Anna, interamente in legno dorato, che presenta nella cimasa un Eterno Padre, e la tela seicentesca di Sant’Anna con la Madonna e il Bambino di frate Francesco da Martina Franca.

Dopo, vi è il Cappellone del SS. Sacramento, risalente al ‘500 e originariamente costituito da due cappelle, con l’altare marmoreo settecentesco.

Segue la cinquecentesca Cappella dell’Annunziata, realizzata in pietra policroma da Altobello Persio da Montescaglioso. Sopra l’altare settecentesco vi è il gruppo scultoreo dell’Annunciazione. Lateralmente, a sinistra, San Rocco e a destra Santa Caterina d’Alessandria. In alto, la Pietà. Molto particolare la volta a cassettoni composta da 282 riquadri in cui vi è un Eterno Padre benedicente in posizione centrale. Lungo le pareti laterali vi sono sedili in pietra entro nicchie terminanti in alto a forma di conchiglia.

In fondo alla navata, a sinistra, vi sono le due ultime cappelle, disposte una dietro l’altra. Quella anteriore è la Cappella di San Gaetano Thiene, in stucco policromo, ad eccezione dell’altare marmoreo. A sinistra vi è la statua lignea ottocentesca di Sant’Eustachio.

Quella posteriore è la Cappella di San Giuseppe, detta anche Cappella del Presepe, per la grande opera in pietra policroma cinquecentesca di Altobello Persio da Montescaglioso e Sinnazaro Panza da Alessano. Nel corso dei restauri della cattedrale, terminati nel 2016, sono emerse, al di sotto del pavimento, due cappelle cimiteriali distrutte e interrate nel ‘400, decorate con affreschi, rappresentanti una Madonna con Bambino e altri Santi.

La navata termina con il Dossale di San Michele, cinquecentesco, in pietra policroma, le cui statue, realizzate da Altobello Persio da Montescaglioso, rappresentano: l’Annunciazione, con l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Maria ai lati dell’Eterno Padre, e i Santi Simone, Giuda Taddeo, Giacomo e Caterina d’Alessandria. Al centro, la Madonna col Bambino. Inferiormente, in bassorilievo, vi è l’Ultima Cena. Su una mensola a sinistra vi è la statua dell’Arcangelo Michele. A sinistra del dossale, sulla porta d’accesso al campanile, a memoria del completamento della cattedrale, vi è la scritta: ERA L’ANNO 1270 QUANDO FU COMPIUTA LA DIMORA DALL’ASPETTO MIRABILE.

La navata centrale è la parte che ha subito maggiori modifiche nel tempo. Nel presbiterio, risalgono al ‘500 l’alzata lapidea e la tela in essa racchiusa del pittore napoletano Fabrizio Santafede, raffigurante la Madonna in Gloria con i Santi Pietro, Paolo, Biagio, Eligio, Giovani Battista e Giovanni Evangelista. L’altare è settecentesco, mentre gli ultimi lavori di restauro, terminati nel 2016, hanno riguardato l’ambone, un nuovo altare, attualmente in uso (in cui sono state poste delle reliquie di San Giovanni da Matera e di Sant’Eustachio), e la cattedra, impreziositi con decorazioni dorate in cartapesta.

Il coro in noce massiccio è quattrocentesco e presenta sessanta stalli, impreziositi con immagini intagliate di santi, animali e figure allegoriche.

Nella navata destra, partendo dall’ingresso, vi è un grande affresco medievale del XIII secolo, attribuito a Rinaldo da Taranto, rappresentante una parte del Giudizio Universale, in particolare l’Inferno e il Purgatorio: si tratta solo di una porzione dell’intera originaria decorazione a fresco della chiesa. Esso fu rinvenuto negli anni ’80 in seguito alla rimozione di una tela seicentesca. Inferiormente vi è una sequenza di santi affrescati nel ‘400 e raffiguranti San Pietro Martire, San Giuliano l’Ospitaliere, la Madonna col Bambino, San Luca e un Santo Vescovo.

Segue la Cappella di Sant’Eustachio, con l’altare marmoreo ottocentesco e una tela di autore ignoto raffigurante la Conversione di Sant’Eustachio.

Poi vi è la Cappella del Crocifisso, seicentesca, in pietra policroma, con un Crocifisso ligneo seicentesco ed un altare marmoreo settecentesco.

In seguito vi è la Cappella dello Scannaggio, così detta perché vi era devoluta la tassa della macellazione.

In questa zona si nota il Pulpito settecentesco in legno d’abete, abbellito con elementi in cartapesta.L’attuale organo a canne è degli anni ’50 e contiene più di duemila canne.

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