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Chiesa rupestre del Peccato Originale

Questa chiesa rupestre, citata negli appunti dello storico materano Domenico Ridola, fu riscoperta soltanto nel 1963 da alcuni esponenti del Circolo culturale La Scaletta. Questa associazione confluì poi nella Fondazione Zetema, cui è stata donata la chiesa rupestre dalla famiglia Dragone.

Vittorio Sgarbi negli anni ’90 la definì Cappella Sistina della pittura parietale rupestre. La suggestiva bellezza della Chiesa rupestre del Peccato Originale è dovuta al gusto figurativo del suo anonimo frescante, il cosiddetto Pittore dei fiori di Matera. Da segnalare l’arcaicità degli affreschi, altomedievali, databili al IX secolo, tra i più antichi in ambito rupestre locale. In essi si rinvengono influenze della cultura longobarda, per la particolarità di alcuni temi iconografici rappresentati, in particolare, le triarchie dei santi. 

La chiesa si trova sul sentiero di Pietrapenta, nei pressi della gravina di Picciano, sulla sponda opposta della quale doveva probabilmente trovarsi un insediamento monastico benedettino.

Indicata dalla gente del posto come la Grotta dei Cento Santi, fu battezzata Cripta del Peccato Originale negli anni ’60 da coloro che la riscoprirono, per la presenza di alcuni affreschi riguardanti l’Antico Testamento, in particolare, la Genesi.

Dalla pianta grosso modo rettangolare, si presenta povera di elementi architettonici, fatte salve tre nicchie, di cui una a fondo piatto, che movimentano la parete sinistra.

Sulla parete di fondo vi è un affresco raffigurante Cristo Redentore e, alla sua sinistra, vi è l’affresco riguardante l’episodio biblico del Peccato Originale.

Adamo appare nudo, in piedi, accanto al Redentore, a fianco del quale vi è una palma stilizzata, simbolo del Paradiso. E’ descritto l’attimo della creazione, quando Dio si manifesta attraverso la chierofania, vale a dire attraverso il gesto della sua mano che dall’alto si indirizza verso Adamo ed Eva, quasi a toccarli. Segue la scena di Eva, nuda, che vien fuori dal costato di Adamo e dello stesso Adamo che protende le braccia verso la Divina Volontà con devota gratitudine. Ancora, segue la scena di Eva, in piedi, vicino l’albero sul cui tronco è attorcigliato il Serpente con la bocca spalancata. Infine, Eva offre il frutto proibito ad Adamo. 

Sull’altra metà della parete è raccontato l’avvento delle Tenebre (il male) e della Luce (il bene). Nella prima scena, il Cristo è in piedi, benedicente, rivolto verso un giovane, vestito con tunica, avente le mani legate ed incrociate sul ventre. Nella seconda scena Gesù è seduto ed alza la sua mano destra aperta verso una figura osannante, vestita con una ricchissima veste talare.

Segue, più in basso, una scena raffigurante la purificazione di un Vescovo, che si lava le mani con l’acqua che gli viene versata da un Diacono da un’anfora d’oro. Entrambi i personaggi hanno lunghi capelli e chieriche sulle rispettive teste.

L’intero ciclo di affreschi è racchiuso entro una cornice gialla, ornata di nero, con decorazioni a puntini bianchi e a gemme rosso-nere. Le figure sono poste su sfondo bianco e sono avvolte, nella parte inferiore, da una decorazione floreale molto bella e particolare.

Tutte e tre le nicchie, corrispondenti ad altrettante absidi, poste sulla parete sinistra, sono decorate da affreschi, che ritraggono tre triarchie.

Il primo affresco rappresenta San Pietro, posto al centro tra Sant’Andrea e San Giovanni.

Il secondo ritrae la Madonna col Bambino, posta al centro tra due Sante, aventi il capo reclinato verso la Vergine.

Il terzo raffigura gli Arcangeli: al centro San Michele, tra San Gabriele e San Raffaele. Questi affreschi sono racchiusi entro una cornice rossa, bordata di nero.Nella zona più interna appare il Cristo che regge un globo nero con la mano sinistra, mentre di lato, genuflesso, vi è l’Arcangelo Michele in adorazione. Segue un altro affresco, in prossimità dell’ingresso, rappresentante il Cristo che regge una pergamena con la mano destra e San Pietro, genuflesso, con le mani protese verso il Redentore. Si tratta del tema iconografico della traditio legis, tipico dell’arte paleocristiana, riguardante l’autorità papale, ricevuta da Pietro direttamente da Cristo.

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